Il giusto posto nel mondo!


Cerchiamo l'amore affannosamente, come speranzosa pioggia in un deserto di ricordi dolorosi.
Siamo divisi in due: buio e luce che si alternano e si inglobano vicendevolmente.
Diffidenti non ci abbandoniamo, ci difendiamo, costruiamo mura di cinta ed attendiamo che qualcuno le demolisca con ardore.
Siamo costituiti da demoni e mostri che sorgono dal buio e masticano il nostro ottimismo, premono i tasti giusti, ci tengono al guinzaglio risucchiando la nostra libertà.
Siamo più “nero” di quanto gli altri possano afferrare, inglobiamo, assorbiamo la vita di chi ci tiene compagnia oppure, osserviamo scorrere la felicità altrui, dolorosa, caotica, veloce.
Siamo gli sfiorati che tentano di non soccombere, al limite tra la vita e l'apatia.

Vanessa Diffenbaugh nella sua opera intitolata il “Linguaggio Segreto dei Fiori” introduce la sofferenza, le conseguenze delle assenze, i retaggi di un abbandono, i cambiamenti di un'adolescente che diventa donna. La Diffenbaugh scrive una storia travolgente, senza un apparente lieto fine, senza una conclusione ma una bellissima promessa.
Victoria, è una piacevole melodia di Einaudi, complessa, articolata e problematica: non conosce speranza, non conosce emozioni positive.
Se è vero che “ACCETTIAMO L’AMORE CHE CREDIAMO DI MERITARE”,
 Victoria, scappa via da tutti, dall'affetto che gli altri sono pronti ad offrirle, convinta che i sentimenti non siano abbastanza per tenere assieme due cuori, convinta che il fallimento sia sistematicamente dietro la porta, convinta di essere difettosa, inadatta, incapace di amare ed imparare.
L'abbandono, il periodo trascorso in orfanotrofio, gli errori del passato la perseguitano, e la sua unica fonte di sollievo sono i fiori, che conosce in modo singolare, minuzioso.
Victoria non comunica attraverso gesti e parole; descrive i propri stati d'animo, avverte, ammonisce, utilizzando il linguaggio dei fiori.





Non mi fido, come la lavanda,
Mi difendo, come il rododendro
Sono sola, come la rosa bianca,
e ho paura.” 






Nessuno sembra comprenderla, ma poi, quel qualcuno arriva rovesciando la situazione: un giovane uomo misterioso posa gli occhi su di lei, non si lascia intimorire dall'aspetto malfermo, dalle sue ammaccature. Prende forma una deliziosa diatriba, una sfida audace, coraggiosa basata su un continuo scambio di fiori e di messaggi. 

La ragazza non può far a meno di sorprendersi mentre riscopre se stessa, mentre sente altro oltre alla banale incertezza, alla familiare paura, mentre è attratta da quest'uomo modellato sul suo capriccioso ed incostante carattere.
E poi arriva una svolta, il punto di non ritorno, in cui riconosce quella pelle, mentre i suoi occhi indugiano su quel viso maturo, ruvido, su quel sorriso immutato, il magico momento in cui si lascia sfiorare ed amare.
Alti e bassi si susseguono come una danza senza fine, ciclica, Victoria cresce ancora, si rassegna, si ricrede, diventa donna, e non è più sola, la vita dentro di lei cresce, famelica la sconvolge assieme all'inettitudine, inadeguatezza, annaspa e la luce fa in tempo a colpire il suo viso per poi vederla affondare ancora.
Abbandona tutti prima di perdere, spaventata corre ai ripari, cede alla debolezza più che alla ritrovata forza.

Sarà la solitudine, il vuoto, a spingerla fuori dal suo spesso guscio, in modo graduale, in punta di piedi si avvicinerà all'idea di madre, apprenderà che l'imperfezione è bellezza, l'imperfezione è più duratura dell'ineccepibilità, che è importante cadere per imparare, che il passato è lontano.

Non importa quello che possediamo ma il modo in cui sappiamo apprezzarlo.
 La sua vita inizia nel momento in cui apprezza sé stessa, nel momento in cui smette di essere arrabbiata per i torti subiti e per le sconsideratezze che ha compiuto.

“Se era vero che i muschi non hanno radici e l’amore materno può nascere spontaneo, apparentemente dal nulla, allora forse avevo sbagliato a ritenermi incapace di crescere mia figlia. Forse anche chi aveva vissuto isolato e senza affetti poteva imparare ad amare profondamente al pari di chiunque altro.

Il Libro si conclude con l'incapacità di prevedere fedelmente il futuro ma con una tacita aspettativa, una dichiarazione:
Forse mia figlia si sarebbe sentita intimorita e io inadeguata, ma ci avremmo riprovato, una settimana dopo l’altra. Con il tempo avremmo imparato a conoscerci e io avrei saputo darle – come ogni madre alla figlia – un amore imperfetto e senza radici.

Volano via sotto gli occhi queste pagine, piene d'affetto non ricambiato e d'amore non donato. Quando due vite impattano, quando due continenti alla deriva si incontrano, le anime si smuovono, si mischiano e può avvenire il miracolo.
Abbiamo costantemente bisogno di qualcuno da aiutare e di qualcuno che ci aiuti, tenete a mente che é difficile rialzarsi, ma è ancor più difficile riprovarci. Andate al di là del vetro, regalate tempo, SEMPRE, siate pazienti perché:


*EmmE*






2 commenti:

  1. Non ho mai letto delle parole più vere di quelle che hai scritto tu come introduzione all'articolo. Hai descritto un mondo interiore che cambia da persona a persona ma che nello stesso tempo ci accomuna tutti, perchè tutti costituiti da buio e luce, quelle due metà che al tempo stesso ci frammentano e ci mantengono uniti. Mi rivedo in te e in quello che scrivi! I tuoi occhi trafiggono la realtà come se fosse fatta di vetro. Non ti sfugge nulla ed è un piacere leggere ciò che scrivi :) bravissima come sempre :)

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  2. Grazie, mi fa piacere ricevere i tuoi commenti, come sempre! Mi piace che tu comprenda la mia visione pienamente, questo fa di te un essere intelligente, vivace e una mitica osservatrice. Grazie per aver commentato, per esserti fermata a leggermi, e per il sostegno! Tu sei la mia botta de vita u.u

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